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Quali rifiuti vanno nella raccolta differenziata dell’umido?


Come fare la raccolta differenziata dell’umido? Tanti sono ancora i dubbi su cosa si debba mettere o meno tra i rifiuti organici.

Oggi vedremo quali sono i rifiuti che vanno nella raccolta dell’organico destinata al compostaggio industriale. Alcuni rifiuti organici infatti possono non essere adatti per il compostaggio domestico per via di tempi lunghi di processo e condizioni che possono produrre cattivi odori ed attirare animali.

Più di un terzo della nostra spazzatura è costituita da rifiuti organici compostabili. Tra questi troviamo:
– avanzi di cucina,
– scarti di carne e pesce (compresi gusci d’uovo, piccole ossa, piume, lische)
– scarti di verdura e frutta, anche secca (ricordarsi di togliere eventuali bollini)
– cibi avariati, tolti dalle confezioni
– filtri di the, camomilla o altri infusi (staccare eventuale filo e bollino di carta)
– fondi di caffè, cialde di caffè (solo se compostabili)
– fazzoletti e tovaglioli sporchi solo di residui organici, non imbevuti di prodotti detergenti o cosmetici. Di solito, vengono accettati anche quelli con piccole stampe decorative. Se troppo colorati potrebbero contenere sostanze tossiche per il compostaggio industriale.
– piccoli scarti di fiori e piante, rametti e altri scarti legnosi
– bastoncini in legno per gelati
– ceneri spente del caminetto in piccola quantità
– stoviglie compostabili
– escrementi di animali domestici
– lettiere “naturali” per animali domestici

Attenzione! A volte i Comuni possono dare indicazioni diverse su alcuni rifiuti specifici. Per qualsiasi dubbio, vi consigliamo di rivolgervi al gestore della raccolta attraverso gli appositi numeri verdi oppure consultare i volantini esplicativi che di solito i Comuni consegnano ai propri cittadini.

Tra i rifiuti che non tutti i gestori della raccolta accettano abbiamo:
– tappi di sughero
– gusci di frutti di mare
– capelli, peli, ossa di animali
– fazzoletti e tovaglioli sporchi di rifiuti organici

Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.

Quale sacchetto utilizzare per la raccolta differenziata dell’umido?


Come riconoscere un sacchetto biodegradabile e compostabile? Non tutti i sacchetti sono adatti a contenere rifiuti organici. Per esempio non vanno bene i sacchetti in plastica normale (Polietilene PE), quelli in plastica leggera e quelli con diciture generiche come:
“Biodegradabile entro 3-5 anni” o “in tempi medio-lunghi”, 
“Biodegradabile secondo il metodo UNI EN ISO 14855”,
“ECM biodegradabile”, “D2W®”, “oxobiodegradabile” o “oxodegradabile”, “Difendi la natura”, 
“Sono una busta ecologica”
,“La natura ci sta a cuore”, ecc.

Un sacchetto adatto alla raccolta dell’umido non deve essere solo biodegradabile. Deve essere compostabile: deve poter trasformarsi in compost nello stesso arco di tempo in cui si degraderebbe il suo contenuto, cioè massimo 3 mesi. Per questo motivo i sacchetti compostabili sono realizzati in bioplastiche.

Secondo le analisi del Cic (Consorzio Italiano Compostatori), il contenuto di materiale non compostabile che abbassa la qualità dei carichi consegnati agli impianti è mediamente del 4,8%. La colpa è di plastica varia, sacchetti in plastica utilizzati impropriamente per la raccolta e altri materiali finiti per pigrizia, errore o negligenza.

Per riconoscere un sacchetto compostabile, bisogna controllare la presenza di uno di questi marchi:

e la dicitura che dichiari la conformità ad una specifica norma: la UNI EN 13432-2002”.

Attenzione: I sacchetti compostabili possono essere utilizzati per la raccolta dell’umido. Non sono adatti per altri tipi di raccolta differenziata come quella della carta, della plastica, del vetro e dei metalli.

Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.

Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di sacchetti biodegradabili e compostabili?


Dal Giugno 2014 è ormai legge dello Stato il divieto di cedere ai consumatori, anche a titolo gratuito, sacchetti di plastica che non siano conformi alla legge. Grazie a questa normativa (L. 28/2012 art. 2) negli ultimi tempi, infatti, abbiamo potuto notare come per il trasporto della spesa si siano diffusi shopper riusabili di lunga durata (spesso prodotti con plastica riciclata) e, per chi li dimentichi a casa, la possibilità di acquistare sacchetti biodegradabili e compostabili.
Questo tipo di offerta combinata ha come obiettivo principale quello di eliminare l’utilizzo di sacchetti usa e getta in polietilene, tra i principali inquinanti del mare e tra i prodotti a più alto rischio di dispersione nell’ambiente.

I sacchetti biodegradabili e compostabili possono essere utilizzati per la raccolta del rifiuto organico.

L’uso di un sacchetto compostabile è un fattore molto importante, perché permette di creare un rifiuto omogeneo, dove sia contenitore che contenuto godono delle stesse proprietà di biodegradazione. Tale processo porta alla trasformazione del rifiuto in compost, sostanza altamente fertile per il suolo.

Utilizzare sacchetti compostabili per la raccolta dell’umido diminuisce la quantità di materiale non compostabile, nei carichi trasferiti presso gli impianti consentendo non solo di migliorare la qualità del compost, ma anche di risparmiare risorse per lo smaltimento di materiale non conforme, costo che inevitabilmente si ripercuote sulle tasche dei cittadini.

Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.