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Bioplastiche compostabili- Il Consorzio Biorepack in visita presso Progeva

La volontà di valorizzare gli imballaggi “amici del compost” conduce Progeva a condividere visioni ed intenti del Consorzio Biorepack che opera su tutto il territorio nazionale garantendo il ritiro, la raccolta, il recupero e il riciclo organico dei rifiuti di imballaggio in plastica biodegradabile e compostabile.

Abbiamo avuto il piacere di accogliere presso la nostra azienda gli operatori del Consorzio e di accompagnarli nell’osservazione dei meccanismi di funzionamento del nostro impianto di compostaggio all’interno del quale le bioplastiche si comportano esattamente come farebbe una mela. Al termine del processo si degradano completamente trasformandosi in compost di qualità, fertilizzante organico utile a concimare in modo naturale e sostenibile i suoli.

L’impianto di compostaggio Progeva tratta annualmente circa 80.000 tonnellate di rifiuti organici e l’incidenza delle bioplastiche rappresenta circa il 3% sul totale dei rifiuti conferiti. Nello specifico il 2% è rappresentato dai sacchetti compostabili, suddivisi tra shopper per la spesa e buste per il conferimento dei rifiuti organici e l’1% è rappresentato da manufatti compostabili, prevalentemente stoviglie.

A partire da gennaio 2022 la raccolta differenziata del rifiuto organico che ricomprende, come già sottolineato, anche manufatti e sacchetti compostabili è diventata obbligatoria in tutti i Comuni d’Italia. Provvedimento quest’ultimo che viaggia in parallelo al recepimento italiano della Direttiva Sup volto a ridurre la diffusione di plastiche monouso.

Tuttavia non di rado si continua a riscontrare nell’organico la presenza di manufatti in plastica convenzionale che costituiscono impurità e necessitano di essere avviati a smaltimento nelle discariche e/o presso gli inceneritori, decisamente pochi sul territorio e limitati in termini di capienza e di capacità di accoglimento, oltre che economicamente e ambientalmente poco sostenibili.

In vendita si trovano piatti in plastica tradizionale classificati come ‘riutilizzabili’, il problema per i compostatori è essenzialmente questo. Tali prodotti sono di difficile riconoscibilità per il cittadino che non sapendoli distinguere, li getta nella raccolta dell’umido insieme alle stoviglie compostabili.

“Come operatori del settore- affermano i responsabili di Progeva- riteniamo sia fondamentale fornire ai cittadini le conoscenze e gli strumenti utili a svolgere al meglio la raccolta differenziata dei rifiuti organici all’interno della cui definizione rientrano a pieno titolo le bioplastiche compostabili. La questione di avere un’etichettatura chiara e univoca è cruciale. Si deve capire benissimo, fin dal packaging e dall’ecodesign, quali sono i rifiuti compostabili da conferire nell’organico e quali invece devono essere gettati altrove. Al contempo è altrettanto necessario continuare a investire in attività di sensibilizzazione continua con impegno, responsabilità e perseveranza così come sta facendo il Consorzio Biorepack e con esso numerosissimi operatori del settore e stakeholders della Filiera.”