«La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia».
Questa è una frase che travalica i confini religiosi entro i quali è stata concepita per divenire denuncia, universalmente accolta, di quello che il modus operandi dell’uomo contemporaneo ha prodotto: la “cultura dello scarto e dello spreco”, la cultura della non curanza, una realtà nella quale l’ambiente viene percepito come altro da sé ed in quanto tale destinato, spesso inconsapevolmente, all’ indifferenza.
Le conseguenze infelici di questo agire autoreferenziale sono sotto gli occhi di tutti, ciò che forse non è ancora abbastanza evidente è che più si alimenta tale cultura, più si allontana l’idea di poter costruire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola, a vantaggio e beneficio di ognuno di noi.
Un esempio fra tutti: il valore della frazione umida dei rifiuti solidi urbani.
Certo, non è di immediata comprensione l’idea che la famosa buccia della mela e i suoi pari vegetali e animali, se correttamente conferiti nel circuito della raccolta differenziata ed opportunamente trattati in impianto di compostaggio, possano recuperare valore.
Un valore che consiste nella loro trasformazione in una vera e propria risorsa: il compost, fertilizzante naturale in grado di apportare al suolo sostanza organica, la più alta riserva terrestre di carbonio e di contribuire ad arginare un fenomeno che sta letteralmente divorando il pianeta: la desertificazione del suolo.
E molto probabilmente non è neppure immediato comprendere che se nelle nostre case effettuiamo la raccolta differenziata in modo scorretto, stiamo di fatto contribuendo ad alimentare indirettamente i fenomeni di riscaldamento globale.
E invece è possibile, accade davvero ed è quantomai urgente acquisirne consapevolezza.
I cambiamenti climatici sono dovuti alla produzione non solo di anidride carbonica (CO2) derivante dagli svariati processi di combustione nelle attività umane, ma anche metano (CH4) rilasciato dalla decomposizione dei rifiuti biodegradabili nelle discariche.
E allora diamo valore ai nostri gesti quotidiani: come?
Differenziando i rifiuti in maniera corretta e contenendo le eccedenze alimentari.
Due operazioni semplici ma fondamentali per sostituire alla “cultura dello scarto e dello spreco”, quella della cura e dell’interdipendenza con la terra che abitiamo, con la sua prosperità e con la possibilità che possa ancora essere culla ospitale, benevola e generosa per le generazioni future.